I turisti cinesi sono pazzi dei negozi vintage giapponesi

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I turisti cinesi sono pazzi dei negozi vintage giapponesi

Questa settimana parliamo della passione – o dovremmo definirla ossessione? – dei cinesi per lo shopping vintage, talmente radicata che spinge i giovanissimi ad organizzare viaggi in Giappone solo per acquistare chicche e rarità nei mercatini e nei negozi più nascosti.

Amplificato da social come TikTok e Xiaohongshu e dagli influencer, questo trend sembra essere davvero inarrestabile. Approfondiamolo grazie al supporto di un articolo scovato su jingdaily.com.

Tutti pazzi per il vintage e il second hand

Con l’aumento dell’appetibilità degli articoli usati, il mercato dei beni di lusso vintage e “pre-loved” raggiungerà i 78,33 miliardi di dollari entro il 2031, secondo uno studio condotto da Business Research Insights.

Tantissimi sono gli utenti che si riversano su siti di resell come Vestiaire Collective e Vinted alla ricerca della migliore offerta.

I più determinati, però, organizzano dei veri e propri viaggi nelle mete famose per il second hand di qualità.

Il Giappone sembra essere il paese più quotato al mondo per trovare tesori nascosti: a detta dei consumatori,  lo shopping vintage in Giappone è perfetto perché tutto è in ordine, ben tenuto e facilmente reperibile nei negozi vintage.

Inoltre, con lo yen giapponese attualmente al suo valore minimo da 34 anni, i cinesi stanno letteralmente invadendo il paese a caccia del pezzo vintage perfetto per il proprio armadio.

Il vintage in Cina resta un passo indietro

In Cina il settore del vintage è ancora in crescita, ma significativamente indietro rispetto al resto del mondo.

Il motivo principale risiede nel dubbio e nella superstizione che molte persone provano ancora nella possibilità di indossare abbigliamento e accessori già usati da qualcun altro.

Anche la piaga dei prodotti falsati è un grande problema in Cina e scoraggia spesso gli acquirenti.

Ciò non accade in Giappone, dove esistono norme rigide e stringenti sulla vendita delle merci contraffatte: controlli e ispezioni molto seri e frequenti hanno reso quasi impossibile l’immissione sul mercato di prodotti falsificati.

L’esperto di ricerche sui consumatori cinesi Yaling Jiang ha infatti affermato: “Il Giappone ha un sistema sofisticato per importare merci, autenticarle, valutarle, pulirle e venderle”.

Dunque, gli affari vanno a gonfie vele e praticamente chiunque, grazie ad uno smartphone e una connessione ad internet, può diventare un piccolo imprenditore.

Alla luce di quanto appena descritto, sono sempre di più gli acquirenti cinesi a volare in Giappone per acquistare capi e accessori vintage.

I cinesi, in particolare, amano il second hand in Giappone perché qui esiste una vera e propria cultura del vintage: i venditori hanno un occhio maturo, un punto di vista diverso che li porta a scegliere pezzi rari, unici.

E anche i turisti cinesi del vintage lo riconoscono: lo shopping vintage in Giappone ha una marcia in più.

Non è solo lusso: è anche cura del capo, ricerca in tutto il mondo, passione, studio del brand e della filosofia dei designer.

Tanti brand, tanti rivenditori

Se stai pianificando un viaggio in Giappone e ti piacerebbe acquistare qualche pezzo vintage, ecco dove poter fare un giro strategico.

Se sei diretto a Tokyo non puoi non fare tappa a Shimokitazawa, vivace quartiere giovanile che vanta circa 200 negozi vintage, tra cui i famosi ritrovi Ragtag, 2nd Street, Kindal e Bookoff.

Nascosti in scaffali e bancarelle potrai trovare di tutto, dalle rare borse baguette Fendi a pezzi originali di Comme Des Garcons.

Anche nel popolare quartiere di Shibuya sono presenti moltissimi vintage store, ricchi di tesori nascosti.

A differenza dei negozi vintage europei o statunitensi, dove i prezzi sono comunque alti, in Giappone si fanno affari a pochissimo prezzo: stivali d’archivio Prada del 2003 a 27 dollari, felpe Vivienne Westwood a poco meno di 30 dollari, ecc.

Insomma, la scena del vintage giapponese è rinomata per l’offerta di pezzi difficili da trovare a prezzi davvero stracciati.

E costi inferiori non equivalgono minore qualità!

Ovviamente, i social hanno dato una grande mano all’espansione del fenomeno.

Video pubblicati su Xiaohongshu e TikTok hanno fatto sì che migliaia di giovanissimi si riversassero nei migliori negozi vintage del Giappone – di Tokyo in particolare.

Ad oggi è possibile intercettare i migliori luoghi dove fermarsi a fare shopping anche grazie a Google Maps e Reddit.

In un prossimo futuro, dunque, la Cina potrà mai raggiungere – e superare – il livello della vintage mania giapponese, considerato il grande interesse dei consumatori?

Gli esperti di moda e tendenze credono che i tempi non siano ancora maturi: c’è bisogno di creare una cultura del vintage e del second hand in Cina che, ad oggi, è ben lontana dall’esistere e si riduce all’accumulo di oggetti (un tempo) costosi.

 

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