L’Italia e gli investimenti cinesi nella green economy

Oggi sul blog di China House parliamo dell’Italia e degli investimenti cinesi nella green economy – tra entusiasmo per la collaborazione e timore di concorrenza sulla green economy. Scopriamo di più grazie al supporto di un articolo letto su chinadialogue.net.

L’Italia e gli investimenti cinesi

È oramai chiaro che la Cina è (e sarà in futuro) la grande protagonista che farà la sua parte nella lotta ai cambiamenti climatici.

Lo è dalle parole: i vertici del paese hanno affermato di voler ridurre a zero le emissioni di carbonio entro il 2060, hanno riconfermato il loro impegno a rispettare gli accordi di Parigi.

Lo è nei fatti: la Cina sta investendo miliardi di euro in green economy, capendone le potenzialità.

La visione degli esperti sul futuro green della Cina

È quanto sostiene Raimondo Orsini, direttore della Fondazione italiana per lo Sviluppo Sostenibile, realtà che aiuta imprese e organizzazioni a diventare più sostenibili.

Anche Luca Lacoboni di Greenpeace Italia sostiene che una grande parte del mercato fotovoltaico italiano proviene dalla Cina, che è leader del settore e produce ingenti quantità di wafer di silicio, elemento principale delle celle solari.

Gli investimenti della Cina in Italia sono schizzati da 573 milioni di euro del 2015 a 4,9 miliardi di euro nel 2018 (dati della Commissione Parlamentare italiana per la Sicurezza della Repubblica – Copasir) – e i numeri sono in costante aumento.

L’Italia apre agli investimenti cinesi nella green economy con obiettivi ambiziosi

Un esempio è l’azienda italiana di energia e gas Snam che ha stretto un accordo con la cinese State Grid International Development (SGID): insieme, le due organizzazioni stanno studiando la possibilità di utilizzare biogas e biometani italiani per generare elettricità nelle zone rurali della Cina.

I timori italiani verso il coinvolgimento cinese

Il forte coinvolgimento della Cina nel settore dell’energia “verde” suscita, allo stesso tempo, non pochi timori in Italia.

Il primo riguarda il rischio di “dipendere” dalle tecnologie cinesi (timore avvertito non solo in Italia, ma anche nell’Unione Europea).

È una realtà possibile se si pensa che, dopo aver aderito alla Belt and Road Initiative nel marzo 2019, le misure antidumping e antisovvenzioni dell’UE sui pannelli solari provenienti dalla Cina sono scadute.

Secondo Mariagrazia Midulla di WWF Italia il problema risiede nell’incapacità dell’Italia di ritagliarsi un ruolo produttivo, non dell’invasione dei prodotti cinesi nel nostro paese.

L’Italia dovrebbe concentrarsi sulla decarbonizzazione e su tutti i processi che migliorano le condizioni dell’ambiente, ma anche su maggiori sforzi di cooperazione con paesi stranieri, senza aver paura della concorrenza commerciale.

Restano da risolvere problemi come quello della cosiddetta carbon border tax, ampiamente criticata dalla Cina e che, di fatto, la esonera da determinati oneri.

Da sole, l’UE e gli Stati Uniti non possono guidare il cambiamento per limitare le emissioni di carbonio.

L’interesse cinese nel mercato italiano della green economy

La Cina, da parte sua, non è solo interessata a farsi spazio nel mercato italiano della green economy, ma ha un occhio di riguardo per l’utilizzo delle tecnologie italiane.

Secondo il già citato Orsini, la Cina ha puntato tutto sull’impegno della situazione climatica e l’accelerazione in questo settore avrà effetti sulla produzione di elementi come le batterie.

Di conseguenza, gli sforzi produttivi della Cina aumenteranno, così come gli investimenti e lo studio di tecnologie sempre più sofisticate.

Questo scenario potrebbe rendere l’Europa e l’Italia dipendenti dalle materie prime e dalle tecnologie made in China.

L’italia e gli investimenti cinesi nella green economy: quali sono le domande che restano ancora aperte?

In conclusione, la domanda che tutti si pongono è: la cooperazione tra Cina ed Europa sarà sufficiente a portare un cambiamento positivo per il clima e a ridurre le emissioni di carbonio?

La risposta non è facile: Cina ed Europa da sole non possono fare abbastanza.

Servirebbe uno sforzo a livello globale che, ad oggi, non è stato raggiunto.

Inoltre, mentre gli obiettivi dei paesi coinvolti sono stati esposti, non si può dire lo stesso delle modalità con cui essi verranno raggiunti.

Insomma, non ci resta che continuare a monitorare le notizie e sperare che l’impegno per arginare il cambiamento climatico e favorire la decarbonizzazione diventi prioritario a livello globale.

Qual è la tua opinione a riguardo? Parliamone insieme, contatta il team di China House.

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