Perché l’Occidente sbaglia sulla Cina? (articolo 1 di 3)

Nuovo appuntamento con le news del blog di China House, la realtà valtellinese che mette in contatto realtà aziendali italiane e cinesi.

Questa settimana inizia un lungo racconto su ciò che l’Occidente non capisce della Cina.

Perchè l’occidente sbaglia sulla Cina?

L’argomento è interessante e apre nuove prospettive sulla seconda economia più grande e influente del mondo senza aderire al modello occidentale.

La trasformazione della Cina e la crescita della sua economia sono state veloci.

Un esempio? All’inizio degli anni ’90 le uniche automobili visibili tra le strade di Pechino erano di proprietà degli alti funzionari del Partito Comunista Cinese mentre tutti gli altri giravano in bicicletta.

La vita fuori dalle città conservava gli elementi della tradizione cinese – anche negli indumenti e nelle abitudini quotidiane.

I successivi 30 anni e le politiche concentrate sullo sviluppo dell’economia, sugli investimenti strategici hanno plasmato la Cina che oggi conosciamo.

I 3 presupposti errati sulla Cina moderna agli occhi degli occidentali

Ciò che non è cambiato della Cina è che non è stata ancora compresa dall’Occidente, nello specifico, dalla politica e dalle aziende.

Quello che China House esplorerà – grazie al supporto di un articolo letto su hbr.orgsono tre presupposti errati sulla Cina moderna che la rendono ancora un mistero agli occhi degli occidentali.

Queste idee sbagliate si basano su una conoscenza marginale (per non dire inesistente) della storia e della cultura cinese.

Ecco perchè l’occidente sbaglia sulla Cina

  1. Economia e democrazia sono due facce della stessa medaglia?

Molti occidentali paragonano lo sviluppo economico della Cina a quello di paesi come Giappone, Gran Bretagna, Germania e Francia post seconda guerra mondiale.

È però necessario sottolineare che, in realtà, le economie asiatiche (ad esempio Corea del Sud e Malesia) hanno iniziato la loro ripresa dopo quasi 40 anni di maoismo.

La Cina, secondo le credenze occidentali, avrebbe potuto aderire ad un modello politico ed economico liberale come i paesi appena citati.

Del resto, nel 2000 il presidente USA Clinton dichiarò che: “Entrando ufficialmente nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, la Cina avrebbe importato non solo beni materiali ma anche quello più caro alla democrazia: la libertà economica.

L’affermazione di Clinton, tuttavia, trascura le sostanziali differenze che esistono tra la Cina e i paesi occidentali (Giappone incluso).
Qui parliamo di democrazie pluraliste che hanno osservato la crescita economica svilupparsi accanto al progresso sociale.

Questa tendenza ha fatto sì che economia e democrazia fossero viste come due facce della stessa medaglia.

Lo stesso non può essere detto della Cina che ha prosperato in un governo comunista stabile. Ha dimostrato che democrazia e crescita non sono, per forza di cose, dipendenti l’una dall’altra.

I progressi e il governo di Pechino: qual è la visione della popolazione cinese?

Gran parte dei cittadini cinesi crede che i progressi fatti in settori come la tecnologia, le infrastrutture, le biotecnologie siano tutto merito del governo, autoritario ma innovativo.

Basti pensare ai risultati raggiunti dalla Cina nell’esplorazione spaziale o nella gestione del Coronavirus per capire che ci troviamo di fronte ad un Paese strutturato, che corre veloce e detta le regole dell’economia globale.

In Cina tutto accade in velocità e i consumatori sono bendisposti ad investire poichè vedono aziende locali come Alibaba, Huawei e TikTok un orgoglio nazionale. Nate da menti di successo sono diventate indispensabili anche per il mercato occidentale.

Non sono solo fonte di lavoro o PIL (visione tipicamente occidentale) ma sono, piuttosto, la dimostrazione del genio cinese.

Queste ed altre ragioni rendono il 95% dei cittadini cinesi soddisfatti del governo di Pechino (fonte: sondaggi di luglio 2020 condotti dall’Ash Center presso la Kennedy School of Government di Harvard).

I cinesi non credono di vivere in un clima politico oppressivo (seppure a volte possa risultarlo) ma, piuttosto, in un luogo che offre molte opportunità di crescita e mobilità sociale.

La crisi finanziaria del 2008 e la prospettiva della Cina

La crisi finanziaria mondiale del 2008, che ha fatto crollare i mercati di tutto il mondo, ha dato modo alla Cina di avere ragione: democrazia e successo economico non vanno, per forza, a braccetto.

E così la Cina è diventato l’impressionante gigante economico che tutti conosciamo, il leader globale dell’innovazione e della tecnologia, una superpotenza militare.

Tutto ciò è accaduto sotto un governo autoritario e conferma la visione che la Cina ha sempre sostenuto: la narrativa liberale non trova applicazione nel Paese.

Stiamo parlando di uno stato autoritario che non vuole cambiare votandosi al liberalismo ma che vuole migliorare, vuole crescere – sia da un punto di vista economico che politico – e vuole incrementare il suo successo.

Ecco perchè l’occidente sbaglia sulla Cina

In Cina è stallo o le riforme politiche avanzano?

La narrazione occidentale della Cina ruota spesso intorno ad una parola: stallo. Nulla di più errato.

La Cina non ha mai fermato le sue riforme politiche. Ad esempio, nel 2010 il governo cinese ha introdotto la Commissione Centrale per l’Ispezione Disciplinare, un organo necessario per combattere una corruzione dilagante e preoccupante.

Dotata di poteri al di sopra della legge e non ostacolabili, la Commissione è riuscita a ridurre la corruzione benché abbia utilizzato metodi inimmaginabili in una democrazia liberale.

La Cina ha i suoi modi di affrontare le questioni e di riformare il Paese. Modi che vanno contestualizzati e che non devono essere visti come una versione distorta o carente di un modello liberale.

Uno degli attacchi mossi alla Cina è la sua tendenza a mostrarsi all’Occidente come un ‘Paese diversamente liberale‘ e, quindi, più affidabile.

In effetti, la Cina ha a cuore la narrazione del cittadino cinese simile a quello occidentale per abitudini, stili di vita, consumi, istruzione e cerca di esternarla il più possibile.

Questa narrazione è del tutto veritiera: le somiglianze tra asiatici e occidentali esistono ma devono essere viste come una manifestazione della ricchezza e dell’ambizione della nuova classe benestante cinese.

Appuntamento al prossimo articolo e al prossimo mito da sfatare sulla Cina: le forme di governo autoritarie sono necessariamente illegittime?

Nel frattempo, per qualsiasi osservazione o domanda su quanto letto finora non esitare a contattare China House.

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