Perchè l’Occidente sbaglia sulla Cina? (articolo 3 di 3)

Ben ritrovati sul blog di China House e al terzo appuntamento con il nostro focus sui falsi miti che l’Occidente dovrebbe sfatare per capire meglio la Cina ovvero perchè l’Occidente sbaglia sulla Cina?

Nei due articoli precedenti abbiamo parlato di come:

  1. in Cina i concetti di economia e democrazia non sono collegati e, soprattutto, il tipico liberalismo occidentale non è la sola strada da perseguire per portare a termine progetti ambiziosi e rendere grande un paese. (qui l’articolo completo)
  2. Il governo cinese, autoritario e del tutto incentrato sul controllo (dell’economia, dei cittadini, ecc), non è visto come un ostacolo alla libertà ma, al contrario, è considerato efficace e di successo. (vai all’articolo)

Oggi ci concentriamo sul terzo e ultimo presupposto errato sulla Cina; a supportarci un articolo letto su hbr.org.

Perchè l’Occidente sbaglia sulla Cina?

I cinesi vivono, lavorano e investono davvero come gli occidentali?

Uno degli aspetti più importanti da capire per comprendere meglio i cinesi è che questa popolazione (e, di riflesso, il governo che li rappresenta) prende decisioni e affronta problemi in maniera diversa dall’occidente.

Gli esseri umani tendono a credere che, tra simili, il processo decisionale sia lo stesso. Ma così non è.

Proviamo a fare un esempio pratico: immaginiamo la vita di una donna cinese che oggi ha 65 anni.

  • Nata negli anni ’50, ha vissuto nel periodo del ‘Grande balzo in avanti’ e le sue disastrose conseguenze che hanno causato 20 milioni di morti per fame.
  • È stata, subito dopo, tra le folle che urlavano adorazione per il presidente Mao.
  • Anni ’80: poteva frequentare l’università e ha preso parte alla storica manifestazione di piazza Tienanmen.
  • Negli anni ’90, grazie alla crescita economica, è diventata una delle tante imprenditrici cinesi e ha avuto l’opportunità di acquistare una casa: la prima in assoluto nella sua famiglia.
  • Ha poi iniziato un lavoro ben pagato e con ottime prospettive a Shangai per poi accettare, tempo dopo, un altro impiego – meno sicuro nelle tempistiche, ma pagato di più.
  • Nel 2008 il benessere in Cina aumenta e il nuovo potere d’acquisto le dà l’opportunità di possedere beni che i suoi genitori avrebbero potuto solo immaginare.
  • 2010: la libertà di espressione si inasprisce, specialmente sui social e la censura prende il sopravvento.
  • Nel 2020 può godersi i suoi due nipotini (ora è legale e i cinesi possono avere di nuovo due figli) e sta bene.

La vita di questa donna potrebbe essere paragonata a quella di qualunque altra donna (o uomo) nata negli anni ’50 del ‘900 in un altro paese del mondo?

La risposta è certamente no. La sua vita sarebbe stata lineare, prevedibile.

Invece questa donna ha vissuto in carestia, ha assaporato la povertà. Ha vissuto i cambiamenti di un Paese, ha partecipato alle ribellioni per poi conoscere, finalmente, il benessere.

Quando la vita è imprevedibile le persone sono risposte a rischiare di più e mostrano più interesse per i risultati a breve termine.

Per questo i cinesi preferiscono guadagni e investimenti a breve termine piuttosto che impegni troppo dilatati nel tempo.

Per i cinesi, una vita imprevedibile significa maggior predisposizione a rischiare di più

L’aumento del rischio e l’imprevedibilità sono troppo pesanti da sopportare. Perciò i cinesi preferiscono scegliere carriere più sicure e longeve solo dopo aver guadagnato abbastanza per soddisfare un bisogno primario: assicurarsi un tetto sulla testa.

La proprietà residenziale è salita al 93% nel 2008 ed è spinta dalla necessità di avere un luogo in cui potersi rifugiare se qualcosa dovesse andar male.

Il governo, invece, si basa ancora sulla lungimiranza dei ‘piani quinquennali‘ del PCC, i quali mirano al raggiungimento dei risultati e, è ovvio, al controllo.

Perchè l’Occidente sbaglia sulla Cina? E Come si rapportano governo e individui davanti all’imprevedibilità?

Le decisioni, sia degli individui che del governo, hanno l’unico scopo di trasmettere sicurezza in un mondo diventato troppo imprevedibile.

La Cina ha delle motivazioni specifiche per farlo che si discostano dalla logica del mero profitto.

Per gran parte della sua storia la Cina è stata minacciata da potenze straniere (Giappone, Regno Unito, Francia) e ha dovuto pagarne il prezzo.

Per la Cina alcune sconfitte, ad esempio quelle riportate dopo le ‘guerre dell’oppio’ nell’Ottocento, sono ancora motivo di umiliazione e, soprattutto, sono ancora additate come le cause di molte delle disgrazie abbattutesi sul Paese.

Questo atteggiamento spiega bene il sentimento quasi ossessivo che la Cina nutre per la difesa della sua sovranità.

Governanti e governati agiscono in maniera differente: i primi guardano al futuro, i secondi fanno scelte a breve termine per paura dell’instabilità del domani.

Una cosa, però, li accomuna: la ricerca della prevedibilità, della sicurezza anche se con tempistiche differenti.

Ciò spiega alla perfezione perché un sistema autoritario, in cui il controllo è il principio cardine, è accettato e incoraggiato.

Eccoci giunti alla fine del nostro lungo approfondimento sui motivi che interferiscono nella comprensione della Cina.

Siamo curiosi di conoscere la tua opinione in merito: cosa ne pensi di quanto letto? Dicci la tua, contatta China House.

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